Santissima Annunziata di Sturla

Un interessante affresco del XVI secolo presso la Santissima Annunziata di Sturla

Tra le tante opere d'arte misconosciute a Genova, c'è un particolare affresco che ci racconta da solo la cultura figurativa di inizio Cinquecento.
26 Dicembre 2021
2 min
1.3K views

Prendere in considerazione esempi di opere poco conosciute presenti sul territorio spesso può svelare una storia o valori storico artistici non evidenti nell’immediato. Ne è esempio la chiesa parrocchiale della Santissima Annunziata di Sturla, che conserva al suo interno un notevole patrimonio artistico.

La sua storia è strettamente legata all’Oratorio dei Santi Nazario e Celso, presso il poco distante Vico del Pesce, che fu la prima chiesa parrocchiale di Sturla e che conserva al suo interno tracce di affreschi di varie epoche.

Il titolo passò solo in seguito alla nuova chiesa, fondata come sede della congregazione dei Canonici di San Giorgio di Alga altrimenti noti col nome di “Celestini” per il colore del loro abito.

Costruita nel 1434, l’attuale parrocchiale venne più volte rimaneggiata e restaurata nel corso dei secoli.

Alla fase quattro-cinquecentesca appartengono, infatti, alcuni interessanti frammenti della decorazione ad affresco, localizzati sulla parete destra della navata verso la cappella di fondo, ma che in base al resoconto di un restauro del 1892 si estendevano anche verso la zona absidale e del coro. In prossimità del presbiterio, appunto, è stato rinvenuto l’affresco raffigurante i santi Rocco e Sebastiano attribuito ad Andrea Morinello (not. 1490-1510/1519).

Santissima Annunziata di Sturla
Santi Rocco e Sebastiano, Andrea Morinello (not. 1490-1510/1519). Archivio Lorenzo B.

Il dipinto, posto in posizione leggermente rialzata, ha dimensioni assimilabili a quelle di una pala d’altare di discreta grandezza. Le due figure dei santi Rocco e Sebastiano sono racchiuse entro una cornice in finto marmo contornato da un fittizio partito architettonico composto da mensole modanate e da colonne di ispirazione classica, la cui fattura e composizione è verosimilmente ispirata ed accostabile ai rilievi di artisti lombardi realizzati per i portali delle dimore e delle chiese del centro storico genovese.

I due santi sono rivolti l’uno verso l’altro e riprendono i caratteri iconografici e gli attributi tipici loro propri. San Rocco è raffigurato in abiti da pellegrino, mostra i segni della peste ed è accompagnato dal cane. San Sebastiano è rappresentato nel momento del martirio, trafitto dalle frecce e legato a un albero.

I personaggi, che poggiano su un terreno scarno e pietroso, sono inseriti in un ambiente diviso in due parti:

La prima vede in lontananza la presenza di tre alberi frondosi collocati in uno spazio delimitato da un imponente muraglione, la seconda, al di là del muro, ritrae un ampio paesaggio fluviale, tipico della maniera lombarda, con la presenza di macchie di vegetazione e di architetture sia nelle anse del fiume sia sui rilievi.

Nonostante le diverse lacune presenti, ritoccate a rigatino nell’ambito di un recente restauro, il colore originale appare ancora ben evidente, più accentuato nelle figure e schiarito nel paesaggio in lontananza.

Lo studio anatomico rivela alcune lievi incertezze proporzionali e una più delineata caratterizzazione del viso di San Rocco rispetto a quello più morbido di San Sebastiano.

Andrea Morinello

Notizie su Andrea Morinello ci sono fornite dal Soprani, dal Ratti e dall’Alizeri (eruditi scrittori d’arte locale collocabili tra Seicento,  Settecento e Ottocento), che lo descrivono come appartenente a una famiglia di decoratori originari della Val Bisagno o del chiavarese attivi a cavallo tra la fine del Quattrocento e i primi decenni del Cinquecento.

Morinello si colloca quindi come rappresentante di quelle botteghe di cultura quattrocentesca di stampo rinascimentale lombardo che stavano esaurendo la loro presenza sulla scena genovese, che sarà rinnovata dalla presenza di Perin del Vaga a Genova e dall’avvento del Manierismo.

Si esaurisce così quella cultura figurativa che traeva origine dalle opere di personalità di rilievo come il Foppa (metà Quattrocento), Giovanni Mazone e Pier Francesco Sacchi, per citare alcuni nomi fra tutti gli illustri maestri lombardi attivi a Genova e in Liguria fino a inizio Cinquecento.

Questo affresco ci permette, quindi, di apprezzare un aspetto poco conosciuto della pittura genovese, testimonianza dell’attività di artisti e botteghe considerate come minori, ma che vanno a costituire anch’esse il complesso panorama artistico di inizio Cinquecento.

Immagine di copertina:
Santi Rocco e Sebastiano, Andrea Morinello (not. 1490-1510/1519). Archivio Lorenzo B.


Scrivi all’Autorə

Vuoi contattare l’Autorə per parlare dell’articolo?
Clicca sul pulsante qui a destra.


Insegnante, ma di formazione storico dell’arte e amante della ricerca specializzato sulla pittura su tavola del Quattrocento e sulla ceramica ligure. I suoi interessi di studio comprendono l’arte medievale e moderna, ha lavorato in diversi musei locali e collabora con riviste e associazioni per la valorizzazione del patrimonio diffuso.

Michele Marchesiello Tutto qua?!
Articolo Precedente

Il libro degli oggetti deludenti. Tutto qua?! Intervista all’autore

Sinue Valle viaggio dalla Liguria ai Balcani
Prossimo Articolo

Balkani: una macchinetta usa e getta, otto capitali e un’avventura in solitaria

Ultimi Articoli in Medium

Mostra “Il rovescio dei rami” di Luca Mengoni, Genova.

E questa siepe + rami

Un personale viaggio nella mostra “Nel Rovescio dei Rami” dell’artista Luca Mengoni, nello spazio d’arte a Genova Sharevolution contemporary art.
TornaSu

Don't Miss