Too Good To Go

Contro lo spreco alimentare

Che cos'è lo spreco alimentare? Come danneggia l’ambiente? Domande, risposte e una chiacchierata con Valeria Sanguineti di Too Good To Go.
28 Novembre 2020
5 min
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È inutile negarlo: il cambiamento climatico è un argomento urgente e va affrontato ora. Wall:out lo ha fatto trattando la questione da diversi punti di vista: dalla rivalutazione dell’uso della plastica, all’importanza dell’Overshoot Day, fino all’inquinamento marino e il delicato equilibrio tra prevenzione Covid ed ecosostenibilità.  La App Too Good To Go ci aiuta anche in questo.

Oggi, vi parleremo di spreco alimentare e di uno dei tanti modi per cercare di ridurlo.

Certamente, quando leggiamo spreco alimentare, ne intuiamo la negatività. Ma a parte quando eravamo piccoli, costretti a finire quello che c’era nel piatto per via di una solidarietà mai ben spiegata ai bambini africani, e il nostro essere genovesi, che ci spinge a vivere nella parsimonia e calibrare persino le porzioni di cibo, perché tanta preoccupazione intorno a questo tema?

Innanzitutto, chiariamo che cosa si intenda per spreco alimentare.

Secondo la definizione fornita nel 2014 da CFS – Committee on World Food Service, lo spreco alimentare è la “diminuzione in termini di quantità e qualità del cibo (prodotti edibili agricoli, forestali o marittimi) dovuta a decisioni o azioni intraprese lungo la filiera agroalimentare dai rivenditori, dagli operatori della somministrazione alimentare e dai consumatori”. Quindi lo spreco avviene sia nella fase iniziale di produzione alimentare, sia nella fase finale di immissione dei prodotti sul mercato. 

Perché, dunque, lo spreco alimentare è nocivo per l’ambiente?

I folli ritmi di produzione imposti dall’attuale regime alimentare, di cui lo spreco alimentare fa parte, costringono ad adottare pratiche di sfruttamento del territorio che portano alla deforestazione e all’impoverimento del suolo e dei mari. Questi fenomeni modificano enormemente il nostro ecosistema, accelerando il cambiamento climatico già in atto. Risulta evidente che se noi producessimo solo quello che consumiamo, l’impatto negativo del nostro sistema alimentare sul pianeta sarebbe sicuramente minore. 

Tanto per alleggerire il sottile senso di colpa misto a pizzicante ansia che state iniziando a provare andando avanti a leggere, pensate a tutti i fenomeni collegati alla produzione agroalimentare che influiscono sul clima.

Pensate allo spreco di energia utilizzato per produrre il cibo che non mangiamo. Pensate all’aggravarsi della crisi idrica generata dalla sempre maggior necessità di trovare nuove fonti di acqua utili per la produzione di cibo. Ecco che la riduzione dello spreco alimentare acquista sempre più importanza.

E quindi la domanda da un milione di dollari: che cosa possiamo fare noi?

Noi consumatori dei paesi sviluppati possiamo modificare il nostro comportamento e adottare buone pratiche, come ad esempio fare una spesa intelligente e organizzata, conservare adeguatamente gli alimenti, utilizzare gli avanzi in ricette creative, fare compostaggio, ecc.

Se questi metodi vi sembrano troppo old school e volete essere più smart, vi sono innumerevoli app che ci aiutano in questa impresa. UBO, acronimo per Una Buona Occasione, è un’applicazione che opera molte delle azioni sopra citate al vostro posto: dispensa consigli su come e dove conservare i prodotti acquistati, suggerisce come riutilizzare gli scarti e indica come fare la lista della spesa. MyFoody, invece, attraverso la geolocalizzazione individua nei supermercati aderenti all’iniziativa prodotti prossimi alla scadenza e permette di acquistarli a un prezzo inferiore. 

Infine vi è Too Good To Go, una piattaforma che mette in comunicazione gli utenti della suddetta app e ristoratori e negozianti che a fine giornata si ritrovano con una minima rimanenza di invenduto alimentare ancora in perfette condizioni. Questi prodotti invenduti, che altrimenti verrebbero buttati via, vengono inseriti nelle “magic box” acquistabili a fine giornata a prezzi che vanno tra i 2 e i 6 euro. Il fatto interessante è che l’azione combinata di negozianti e clienti è l’elemento chiave per evitare lo spreco di cibo.

Abbiamo fatto una chiacchierata con Valeria Sanguineti, che in quanto business developer della sezione Genova di Too Good To Go lavora a stretto contatto con i negozianti. 

Ciao Valeria! Intanto grazie per la tua disponibilità. Ti andrebbe di dirci due cose su di te?

Certo! Dopo il liceo linguistico Deledda mi sono iscritta all’università di lingue orientali di Torino. In parallelo al percorso universitario ho viaggiato, studiato e lavorato in diversi paesi, dal Giappone al Portogallo e dalla Spagna al Brasile.

Mi sono poi interessata al campo della comunicazione e ho svolto diverse esperienze di volontariato e lavorative in vari luoghi, fra cui la Colombia, dove per  cinque anni ho collaborato con Ong locali e internazionali nei temi di sviluppo: dall’agroecologia con comunità contadine locali, alla creazione di corsi per la prevenzione del cyberbullismo nelle scuole, passando per l’accompagnamento a start up a impatto sociale in zone di conflitto e lo sviluppo di valutazioni di impatto sociale in progetti di energia rinnovabile.

Nel frattempo, ho conseguito un master in Innovazione e Economia Solidale presso l’Università di Salamanca che mi ha fatto scoprire il mondo delle B Corp, aziende a impatto sociale e ambientale, come Too Good To Go, dove attualmente lavoro come business developer a Genova.

Dopo anni passati lontana dalla mia città devo dire che sto rivalutando la vita genovese. Genova ha un sacco da offrire. Alla fine è come un porcospino: devi accarezzarla delicatamente perchè altrimenti ti tirerà tutte le spine che ha.

Che percorso entusiasmante! Ma che cosa fa esattamente una business developer a Too Good To Go?

Allora, come azienda la nostra è piuttosto grande e comprende varie aree. C’è un team di tecnici che seguono l’app, il team di comunicazione, quello di marketing e quello che segue gli user. Io collaboro con i negozianti. Il mio lavoro consiste nel sensibilizzare contro lo spreco di cibo e insieme trovare soluzioni effettive e pratiche come la creazione delle magic box. Osservo come lavorano e dialogo con loro per capire se effettivamente vi è uno spreco, di che tipo e in che quantità. Se capiamo che possiamo essere per loro una soluzione concreta, allora li inseriamo nell’applicazione.

Noi non forniamo semplicemente l’applicazione, ma accompagniamo il negoziante costantemente nell’utilizzo del servizio. Bisogna inoltre considerare che spesso i venditori non sono abituati a commerciare tramite app e quindi talvolta prepariamo insieme il sacchettino e facciamo delle prove. 

E i negozianti genovesi come reagiscono quando viene proposto loro un’alternativa allo spreco?

Abbiamo avuto di tutto e di più. C’è chi ha sentito parlare di noi, è curioso e chiede come funziona. Poi c’è quello che non vuole assolutamente saperne nulla. Il che è comprensibile, considerando che anche noi quando contattati da fornitori di energia vari buttiamo giù e non li lasciamo finire di parlare.

Infine, ci sono quelli che non vogliono sentirne parlare, ma se sul momento interviene un loro conoscente allora la diffidenza lascia posto a un timido interesse. Comunque sia, il mugugno genovese c’è sempre. 

La perdurabile diffidenza genovese… ma parliamo di dati: quanto è diffuso e usato Too Good To Go a Genova?

Solo su Genova abbiamo più di 300 negozi attivi e in un anno più di 7000 utenti hanno utilizzato l’app e salvato 45000 pasti. Per comprendere meglio questi dati, basti pensare che in Italia ci sono più di 8000 negozi attivi e il mese scorso abbiamo superato il milione di pasti salvati. 

Ultima domanda, di questi tempi quasi obbligatoria: come è cambiata la situazione con il Covid?

Too Good To Go a Genova durante il Covid è sicuramente stata ed è una soluzione per tutti i negozianti che hanno dovuto reinventarsi a fronte delle nuove direttive governative. Ci utilizzano e ci hanno utilizzato molto, dato che questo periodo di instabilità li ha portati a non sapere più quanto possano produrre quotidianamente, spesso quindi ritrovandosi ad avere avanzi. Ed è qui che entriamo in gioco noi. Contemporaneamente, siamo stati uno strumento utile per far sapere ai clienti che i negozi erano aperti.

Un ulteriore cambiamento dovuto dall’emergenza Covid è stata la necessità di maggior supporto con la gestione dell’app (per esempio nel cambiare orario di apertura) che abbiamo prontamente fornito.

In generale posso dire che Too Good To Go è un’applicazione che porta una soluzione effettiva e concreta nell’immediato. Allo stesso tempo mira a sensibilizzare sia l’utente che sta salvando il cibo, sia il negoziante, facendogli capire quanto spreca e aiutandolo a regolarsi la volta dopo.

Come tutte le novità, ha bisogno di tempo per poter essere capita e apprezzata, ma assicura grandi risultati. 

Grazie Valeria, è stato un vero piacere!

Grazie a voi, ciao Wall:out!

Lo spreco alimentare è sicuramente un problema complesso e diffuso, la cui discussione non si può risolvere con un solo articolo divulgativo. D’altra parte, questa osservazione non è una scusa valida per evitare di agire nel proprio piccolo. Come abbiamo visto, basta poco: ci si può informare, si possono adottare nuove buone pratiche e si può contribuire a sensibilizzare la comunità su questo tema.

Immagine di copertina:
Foto di Dose Juice


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Storica dell’Arte laureata con una tesi sui bestiari medievali presso il Courtauld Institute of Art di Londra. Negli ultimi anni trascorsi tra Italia, Germania e Inghilterra si è interessata di storia dell’arte medievale, musei, didattica e divulgazione. Europea ma genovesissima.

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