Beigua

Titanio nel Beigua. L’appello per la difesa del parco ligure

La Regione Liguria concede per tre anni alla Cet la possibilità di effettuare ricerche nel comprensorio del Beigua. Legambiente preoccupata: «danni irreversibili».
16 Marzo 2021
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È notizia di pochi giorni fa quella rispettiva al decreto 1211-2021 con cui la regione Liguria avrebbe concesso per tre anni alla Compagnia Europea per il Titanio (CET), la possibilità di effettuare ricerche minerarie nel Comprensorio del Beigua

L’obiettivo sarebbe quello di istituire una miniera per estrarre il rutilo, minerale, spesso in forma cristallina, di biossido di titanio, TiO2. 

Legambiente Liguria si è subito pronunciata in merito, esprimendo grande preoccupazione: «è evidente che tutti gli impatti negativi dell’apertura di attività minerarie ricadrebbero nell’area Parco», dichiara Santo Grammatico, presidente di Legambiente Liguria, che aggiunge «con la scusa della ricerca scientifica si verifica un precedente pericoloso, preludio ad una attività insostenibile per impatto ambientale e lontana dai desideri di sviluppo delle comunità locali che da anni si oppongono a qualsiasi ipotesi di apertura di attività estrattive». 

Il presidente dell’associazione ambientalista ligure sostiene che il progetto potrebbe devastare totalmente un’area protetta di inestimabile valore per biodiversità e valori ecologici e paesaggistici, oltre che mettere a repentaglio la salute di chi vive nel territorio. Non solo. Il Beigua nel 2015 è stato riconosciuto UNESCO Global Geopark ed è la più vasta area naturale protetta della Liguria.

Beigua
Il Beigua Geopark. Foto di PR Beigua

L’Ente Parco, inoltre, porta avanti da ormai diversi anni un modello totalmente green, basato su agricoltura sostenibile, manutenzione dei boschi, turismo di qualità e consorzi sempre più attenti alla filiera corta. 

Per quanto riguarda poi il rischio alla salute, secondo Grammatico, sono numerosi gli studi che evidenziano come nel minerale grezzo presente nella composizione delle rocce del giacimento, risulti la presenza di un anfibolo del gruppo degli asbesti, con percentuale pari a circa il 10/15%, con tendenza a separarsi sotto forma di fibra e aghi, dannosi per la salute. Solo il 6% sarebbe il minerale grezzo potenzialmente estraibile, il rimanente 64% finirebbe nelle discariche.

«Le norme (comunitarie e nazionali) vietano l’apertura e l’esercizio di miniere, cave e discariche, nonché l’estrazione di minerali, all’interno di aree naturalistiche protette»

Dichiara Valtero Sparso, responsabile Cia Savona.

Pronta la risposta dalla Regione: l’assessore regionale alle Attività estrattive Marco Scajola dichiara infatti che non sia stata fatta alcuna delibera di giunta autorizzativa per la raccolta del titanio nell’area del Beigua. I dubbi però restano.

Nel frattempo la petizione lanciata su change.org, ha già fatto il giro del web, ricevendo migliaia di sottoscrizioni in pochissime ore. Ad aderire Agesci Liguria, Arci Liguria, Cai, ENPA, Federparchi, FIE, Friday for Future Liguria, Italia Nostra Liguria, Legambiente, LIPU, Pro Natura Genova, VAS, WWF Liguria.

Immagine di copertina:
Foto Civvì


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Giornalista freelance. Genovese trapiantata a Roma. Inizia la sua carriera a Milano tra le scrivanie di Class Editori. Lavora al desk di The post Internazionale, approda a Radio3 come tirocinante. Dopo un periodo sul campo in Bosnia, ha documentato le drammatiche storie della Rotta Balcanica. Vive a Roma insieme ai suoi due gatti. Attualmente scrive su Domani editoriale.

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