Il G8 di Genova

Il G8 di Genova. Quell’estate calda e quei missili a Sestri Ponente

Il G8 di Genova è un evento di cui si è parlato e scritto tantissimo negli anni. Eppure, ancora oggi, ci sono alcuni aspetti legati a quei giorni che possono sorprendere chi non li ha vissuti.
9 Agosto 2021
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Il luglio 2001 per Genova non evoca buoni ricordi.
La mente di chi ha vissuto quelle giornate ancora oggi viene travolta dalle immagini. Il summit estivo del G8, il caldo soffocante, gli scontri e la violenza per le strade della città. C’è chi ricorda la sedia posizionata in casa davanti ai notiziari, c’è chi ricorda l’asfalto rovente in mezzo al fumo dei cortei. 

Chi non ha ricordi particolari di quella movimentata estate genovese a causa della giovane età (come il sottoscritto), ha potuto comunque documentarsi negli anni grazie alla presenza di moltissimo materiale, sia scritto che audiovisivo. Quelle che si possono vedere quasi vent’anni dopo, con il distacco dato dal tempo trascorso, sono ancora scene forti, che prendono l’occhio e che fondamentalmente inquadrano l’intera vicenda in una cornice di guerriglia urbana d’altre epoche.

Vi sono però diversi elementi poco conosciuti, forse di contorno, che quasi non sono arrivati a noi poiché messi in secondo piano dalla narrativa degli eventi storici legati al luglio 2001. Oggi proverò a raccontarvene uno, smarcandomi dall’illustrarvi i fatti tristemente noti della Diaz, degli incidenti provocati dai black block, della morte di Carlo Giuliani e della caserma di Bolzaneto.

No, oggi ci soffermiamo invece su come il capoluogo della Liguria si sia presentato a questo attesissimo appuntamento dal punto di vista della sicurezza pubblica. Più ancora nello specifico, su che grado di minaccia fosse atteso dal Paese nei giorni in cui i più importanti leader politici del mondo si sarebbero incontrati in città.

Vennero senz’altro messe in campo misure straordinarie per fronteggiare ogni potenziale rischio. Ciò che incuriosisce, in particolar modo, è l’installazione di una batteria antimissile posizionata a Sestri Ponente, presso l’aeroporto. La postazione era dotata di vettori con una gittata di 9 miglia di lunghezza e 5mila piedi di altezza, i missili terra-aria categoria “Spada”.

La produzione era stata affidata alla Selex Sistemi Integrati, una società controllata da Finmeccanica che progettava Grandi Sistemi per l’Homeland Protection (chiusa nel 2013).

Come mai? Che cosa si temeva?

Uno degli scenari più gravi ad essere stato preso in considerazione dal Governo italiano, su indicazione dei servizi segreti di vari paesi, era la possibilità di un attacco terroristico compiuto dal cielo, tramite aerei.

L’allora ministro della Difesa Antonio Martino una decina di giorni prima del summit internazionale dichiarò: 

La decisione è stata assunta da chi ha messo il G8 in cantiere, cioè il governo precedente, probabilmente una precauzione eccessiva. L’idea che arrivi dall’aria un aereo dotato di armi che minacci la sicurezza di Genova e che quindi vada abbattuto con i missili, sembra del tutto remota. Quindi lo considererei come un aspetto folcloristico. Ritengo, comunque, che sia meglio subire l’ironia per avere ecceduto nella precauzione, che non la condanna per non aver previsto eventi catastrofici.

Corriere della Sera

Del tutto remotoun aspetto folcloristico…rimarco l’attenzione sull’utilizzo di queste espressioni. Fanno riflettere su quanto allora i nostri paradigmi mentali in tema di guerra asimmetrica contro il terrorismo fossero diversi. Soltanto due mesi dopo, alle 14.45 ora italiana, tutto il mondo avrebbe provato lo shock indelebile dell’attentato contro le Torri Gemelle, realizzato proprio con due Boeing dirottati.

Le minacce dal cielo avvertite in occasione del G8 di Genova, assumono allora in questa prospettiva i connotati di un sinistro presagio. Qualcosa di scampato.

Ma ci sono elementi di verità?

Vediamo cosa rilanciava la stampa italiana nel giugno del 2001.

Il capo del KGB russo Ievgheni Murov, come scrisse prontamente il Corriere della Sera in data 20 giugno 2001, affermò che Osama Bin Laden, proprio Il capo del KGB russo Ievgheni Murov, come scrisse prontamente il Corriere della Sera in data 20 giugno 2001, affermò che Osama Bin Laden, proprio lui, avesse lanciato dei messaggi contro il presidente americano George Bush jr. 

Si arrivò quindi ad ipotizzare che un’offensiva potesse avvenire sul suolo italiano durante la presenza di quest’ultimo nella Superba.

Del resto, i timori che il complesso reticolato di viali e viuzze genovesi potesse trasformarsi in un bagno di sangue non erano poi così contenuti. Secondo un’articolo della BBC pubblicato il 21 giugno 2001, le autorità italiane avevano ordinato 200 body bags, ossia le sacche per i cadaveri. Oltre a questo, una sala di un ospedale cittadino (non identificato) era stata destinata per approntare un obitorio temporaneo, poiché ci si aspettavano diverse vittime. Quest’ultima misura fu annunciata pubblicamente dall’ANSA. 

Erano molte le variabili in gioco.

Di certo gli animi furono esacerbati dagli scontri di Goteborg. 
Nella città svedese a metà giugno si tenne un importante vertice UE, che ebbe come cornice incidenti e tensioni tra i manifestanti e la polizia atta a proteggere lo svolgimento del congresso. Ci furono pure due colpi di pistola scaricati da un agente, in un episodio che vide crearsi una dinamica di accerchiamento da parte dei facinorosi simile a quella che un mese dopo avrebbe spinto Mario Placanica a sparare il colpo che fu fatale a Carlo Giuliani.

Talvolta analizzare il passato dopo che sia trascorso un considerevole lasso di tempo, permette di avere una visione d’insieme più ampia. Di questa non si riesce a godere nei momenti in cui ci si trova travolti dalla convulsione di determinate fasi storiche. Il G8, l’ascesa di un modello di globalizzazione di cui si stava cercando di scrivere le regole in quegli anni, il vento che iniziava a soffiare seriamente sulle ceneri del terrorismo internazionale. Erano molte le variabili in gioco.

Oggi, se vogliamo, si sta vivendo una situazione anche peggiore dovuta alla pandemia di Covid-19. Dell’impatto economico, sociale e geopolitico degli eventi che stiamo vivendo oggi, ci si renderà davvero conto soltanto in un secondo momento, quando la confusione emergenziale verrà sostituita dalla razionalizzazione di quello che sta accadendo in queste settimane.

Questo è il motivo per cui trovo interessante analizzare i bordi dei grandi fatti, già studiati e commentati largamente. Gli aspetti marginali, le briciole della Storia, che nascondono comunque elementi capaci di approfondire il nostro sguardo.

E’ quello che ho provato a fare con questo articolo. Anticipo che potrebbe arrivarne un altro simile strettamente collegato, che prenderà nuovamente le mosse dal G8 di Genova.

Da quell’estate di fiamme e di ricordi, di sangue e di colori.

Immagine di copertina:
Indynessuno


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Classe ’95. Laureato in Scienze Internazionali e in Storia contemporanea.
Innamorato del mondo e con un semestre in Norvegia alle spalle.
Nel giugno 2018 ha fondato il progetto editoriale Frammenti di Storia, che porta avanti quotidianamente insieme a giovani da tutta Italia. Appassionato di geopolitica, di trekking e di vita outdoor in genere. Sta poco fermo.

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