Orti di Staglieno

Gli Orti di Staglieno, un’avventura tra agricoltura eroica e inclusione sociale

In una calda giornata di marzo, abbiamo fatto una chiacchierata con Marco Massera tra le sue fasce nella Val Bisagno. Fatica e sudore si coniugano con una produzione locale di alta qualità. Ve ne parliamo.
27 Marzo 2021
5 min
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A metà marzo, mese di primavere che cominciano a fiorire, abbiamo avuto la fortuna di poter conoscere gli Orti di Staglieno e di fare una chiacchierata con Marco Massera, che gestisce la piccola azienda agricola con passione e impegno. 

A pochi passi dal Bisagno, salendo verso via delle Gavette, si può arrivare a un insieme di terrazzamenti che paiono conquistarsi ogni centimetro di terra coltivabile. Un concetto che si esplica da centinaia di anni, in una Liguria che sembra ormai dimenticare questa peculiarità del proprio territorio.

Eppure i lavori per mettere sistematicamente in sicurezza i muri a secco, in un’atavica guerra contro i rigonfiamenti del terreno, sono fondamentali. Una delle attività che forse vengono sottovalutate, quando si va a parlare di una realtà agricola che si sviluppa in un simile contesto orografico.

Agricoltura eroica

La definizione che mi dà Marco al telefono, poco prima di trovarci dal cancelletto d’ingresso per gli orti, è quella di “agricoltura eroica”. Si tratta effettivamente di un approccio che sfida le condizioni ideali di coltivazione, sia per quanto concerne l’organizzazione in fasce delle terre, che per le caratteristiche intrinseche del suolo il quale – ci spiega – risulta essere particolarmente duro in tutta la Val Bisagno. Tale espressione in Italia ha avuto fortuna in ambito viticolo fin dagli anni ’50, estendendosi successivamente alla dimensione agricola nel complesso.

Gli Orti di Staglieno si sviluppano intorno al tracciato dell’Acquedotto Storico Genovese, che passa placido tagliandoli a metà. Di questo cammino urbano abbiamo parlato in un altro articolo: Tra gli orti e i borghi della Val Bisagno: l’Acquedotto Storico di Genova

Il paesaggio particolare rimane sospeso tra i rumori dell’autostrada e la tranquillità della vegetazione.

Un gatto ciondola sul bordo di un muretto, guardandoci con occhi vispi, mentre poco più avanti due giovani lavoratori stanno zappando con energia. 

Fanno parte delle sei persone che sono state gradualmente inserite nei quadri dell’azienda, regolarizzate anche professionalmente dopo un percorso di inserimento sociale. Sono migranti che, in seguito alle instabilità nordafricane di inizio decennio scorso, hanno intrapreso il viaggio della speranza verso il Vecchio Continente.

Orti di Staglieno
Giovane lavoratore degli Orti di Staglieno, Genova. Foto di Greta Asborno

Questo aspetto di inclusività è un valore che si è intersecato con le terribili alluvioni del 2011 e del 2014, che allora sconquassarono gran parte della Val Bisagno, colpendo senza riguardo anche gli Orti di Staglieno. I lavori di ristrutturazione e di messa in sicurezza dei vari elementi di contenimento, oggi, assumono dunque un valore ancora maggiore (per tutto il quartiere, attenzione).

La fatica, il sudore e la progettualità hanno riportato indietro ciò che l’acqua aveva portato via

Accompagnati dalla voce e dalle spiegazioni di Marco, ci siamo riempiti gli occhi del frutto del duro lavoro. Perché come ci viene spiegato, dietro all’indiscutibile bellezza e al gusto intenso offerto dal raccolto, giace l’impegno di braccia e di mani pronte a sporcarsi.

I prodotti per essere a chilometro zero, naturali, stagionali, privi di additivi e freschi, devono essere seguiti con attenzione certosina. Dal dissodamento del suolo alla preparazione delle cassette per le consegne, il processo viene seguito manualmente dall’inizio alla fine. Presso questa azienda vengono coltivati svariati beni ortofrutticoli: si passa dai cavoli ai fagiolini, dai cipollotti all’insalata, dai finocchi ai fichi. E poi ancora: limoni, porri, melanzane, radicchio.

Presso via delle Gavette si calcolano circa tre ettari e mezzo di terreno, che rappresentano il luogo dove la famiglia di Marco diede vita a tutto, a partire dal 1952. Lui ancora doveva nascere e l’assetto urbano in Val Bisagno era ben diverso da oggi. Erano i muli da soma a fungere da mezzi di trasporto, mentre i terrazzamenti si trovavano già lì, testimoni dei tempi che furono.

Soltanto in epoca ben più recente si è verificata un’espansione imprenditoriale, che ha portato all’acquisizione di ulteriori terreni presso Sant’Olcese, pochi anni fa. Lì, grazie alla presenza di oltre 700 piante da frutta, vengono raccolte ciliegie, albicocche e mele in quantità.

Nel mentre che continuiamo a muoverci in questo microcosmo verde, affianchiamo numerose piante di ulivo. Ce ne sono oltre 600, anche se non sempre garantiscono buoni quantitativi di olio, poiché si tende a privilegiarne la qualità.

Per quanto riguarda la vendita su cui si sostiene l’impresa, risulta senz’altro fondamentale il sistema di consegna a domicilio

Attraverso il sito: gliortidistaglieno.com è possibile infatti compilare la propria lista d’ordine e vedersi arrivare a casa le bellezze degli orti. Oltre a questo, parte del raccolto viene invece venduta in negozio.

Ecco dunque che il ritmo del lavoro si può scindere in due periodi quotidiani: al mattino ci si occupa di organizzare le cassette per le consegne serali ai privati, mentre nel pomeriggio si dà la precedenza al raccolto da portare l’alba successiva sui banchi per la vendita.

Marco Massera
Furgoncino per le consegne a domicilio degli Orti di Staglieno, Genova. Foto di Greta Asborno

Lo scorrere del tempo si accompagna agli agenti atmosferici, che nella stagione fredda possono non essere benevoli, tra piogge, vento e umidità.

La passione che scorgiamo negli occhi e nella voce di Marco, mentre ci racconta i dettagli del suo lavoro, è forte. Con una mano raccoglie da terra un po’ di cippato, che ci spiega essere un ottimo concime ricavato da scarti di legname ridotti in frammenti. Può dare nutrimento al terreno per circa due anni. Poi allarga il palmo e il cippato scivola via, tornando ad adagiarsi tra le foglie verdi dell’insalata. 

La conoscenza del territorio e delle sue caratteristiche, che in questi casi si eleva a saggezza popolare, è un tratto affascinante. Forse sfumato, in un mondo che si sta abituando a viaggiare a frequenze elevate, in cui i paradigmi del “tutto e subito” si sono diffusi su scala globale.

E per il futuro?

Gli Orti di Staglieno hanno in cantiere diversi progetti, in collaborazione con altri enti e centri di solidarietà genovesi. Tra questi, un interesse preponderante potrebbero averlo le iniziative Terra Madre 2.0. e 3.0., ossia progetti di agricoltura sociale, con la possibilità di inserire nuove figure lavorative attraverso un percorso che parta da fasi di formazione sul campo. 

La nostra speranza e il nostro augurio è che realtà come questa possano vedere sempre più riconosciuto il loro valore sociale, oltre che commerciale. La tenuta dei terreni richiede impegno costante, che è giusto che venga riconosciuto istituzionalmente, per i benefici che possono portare alla riqualificazione del suolo. L’impegno a offrire uno sbocco dignitoso a ragazzi meno fortunati è un altro aspetto degno di plauso.

Prima di concludere la nostra visita, c’è stato il tempo per assaggiare due asparagi selvatici, con il loro gusto intenso che ti asciuga la bocca. Non vi era modo migliore per salutarci, in quella giornata di sole caldo.
Un ringraziamento a Marco Massera per la disponibilità e la pazienza.

Marco Massera
Marco Massera degli Orti di Staglieno, Genova. Foto di Greta Asborno

Immagine di copertina:
Orti di Staglieno, Genova. Foto di Greta Asborno


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Classe ’95. Laureato in Scienze Internazionali e in Storia contemporanea.
Innamorato del mondo e con un semestre in Norvegia alle spalle.
Nel giugno 2018 ha fondato il progetto editoriale Frammenti di Storia, che porta avanti quotidianamente insieme a giovani da tutta Italia. Appassionato di geopolitica, di trekking e di vita outdoor in genere. Sta poco fermo.

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