Definizione del genere - Paradise is exactly like where you are right now only much, much better

Di corpi inermi, di corpi forti

Cinque opere della mostra "paradise is exactly like where you are right now, only much, much better" che ci parlano del genere da un punto di vista speciale.
12 Marzo 2022
5 min
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Già vi abbiamo parlato della mostra paradise is exactly like where you are right now, only much, much better, inaugurata lo scorso sabato nella dimora storica di Palazzo Franzone Spinola di Luccoli, a cura di Marta Orsola Sironi e Virginia Lupo. Già vi abbiamo anticipato che la mostra prende spunto dalla stretta correlazione tra giustizia ambientale e sociale, e dalle ricerche legate alle sex ecologies e femminismo intersezionale. Bene.

Oggi, in occasione della nostra seconda rassegna #patriarcout, vi presentiamo un assaggio della mostra che suggerisce una visione poetica e contemporaneamente energica sulla definizione del genere e dei generi.

Le cinque opere di cui vi presentiamo immagini e testi non possono essere rappresentative dell’intera mostra, che raccoglie moltissimi lavori e molto diversi tra loro, perciò vi invitiamo a visitare Palazzo Franzone Spinola di Luccoli – fino al 10 aprile – e scoprire voi ogni dettaglio, ogni spunto che le opere esposte offrono.

Fabio Ranzolin, Sweat pours like applause

Definizione del genere - Paradise is exactly like where you are right now only much, much better
Fabio Ranzolin, Sweat pours like applause II, 2021, chrome pipes, plastic pipes, strawberry vodka, 140x60x30 cm. Courtesy White Noise & the artist, Crates e Francesco Spallacci

Sweat pours like applause è un’installazione ambientale costituita dall’alternanza di tubi in metallo idraulici e tubi in plastica trasparente, che realizzano un circuito sinuoso e chiuso all’interno del quale è inserita una sostanza alcolica.

Gli alcolici sono stati scelti per il loro valore simbolico, in particolare durante gli anni Novanta e Duemila nelle discoteche italiane (e non solo).

La prima opera della serie ha avuto origine dal cocktail Angelo Azzurro, creato nell’omonimo locale romano, storico primo gay club italiano nato negli anni ‘80.

In una decade estremamente contraddittoria dal punto di vista delle tematiche sociali – in particolar modo riguardante la comunità LGBTQIA+ – in cui il processo culturale legato ai movimenti degli anni ’70 era stato fortemente compromesso dal ghettizzante preconcetto legato all’aids, la nascita de “L’Angelo Azzurro” rappresentava uno spazio di libertà, autodeterminazione e senso di comunità.

Il lavoro rievoca in senso ampio i locali notturni di assembramento e performatività dei corpi, spazi spensierati di incontro e il ritratto ebbro della generazione Y.

Le opere, rappresentate come un circuito venoso in cui scorre senza sosta un sentimento legato alle atmosfere di quello Zeitgeist, riflettono sull’immaginazione nostalgica come epifenomeno che caratterizza la percezione sociale del presente, ormai sempre più oppresso da un soffocante senso di finitezza. 

(testo di White Noise)

Flavia Albu, Untitled (2020)

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Flavia Albu, Untitled (2020), 2020, pvc whip, iron and steel, cm. 350, Ph. Dimora Artica. Courtesy Dimora Artica & the artists, Crates e Francesco Spallacci

Untitled (2020), frusta di plastica intrecciata a mano con perizia da artigiano, è la prima opera di Flavia Albu che si incontra nel percorso espositivo.

Il lavoro lega la riflessione dell’artista in merito ad aleatorietà e intenzionalità all’ambivalenza dei simboli di potere, portando in primo piano il problema della libertà del singolo come della collettività. La frusta è assunta come vox media, né positiva né negativa, in quanto si delinea nei termini ambigui dello strumento sia di punizione che di piacere.

All’interno di queste sfumature si concretizza la ricerca dell’artista, che si domanda come debbano essere interpretati i rapporti tra simili categorie concettuali nel momento in cui perdono i loro confini netti. L’attività di Flavia Albu, infatti, è un costante tentativo di puntualizzare questa situazione, chiedendo al pubblico uno sforzo personale di compartecipazione all’analisi dei processi di creazione e visione dell’immagine.

(testo delle curatrici)

Nicole Colombo, Thoughts on Lilith

Realizzato in collaborazione con Nord Resine, courtesy Ultravioletto.art 

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Nicole Colombo, Thoughts on Lilith #1, 2022, Plexiglass, carbon fiber, resin, 15×15 cm. Courtesy the artist, Crates e Francesco Spallacci

Utilizzando materiali naturali come il legno, il ferro, l’argilla e combinandoli con materiali sintetici come la resina e il plexiglass, Colombo cera di creare opere che esaltino il potenziale erotico dei diversi materiali, permettendo alla loro allure industriale di enfatizzare la loro qualità artigianale.

Lilith è una ciocca di capelli, un’opera minimale nel suo gesto, un segno rapido, uno squarcio affilato che si avvolge nell’aria con una carica elastica, come un ricciolo districato dalle dita pronto a sfrecciare e arrotolarsi su se stesso.

Tangente ai nodi principali della ricerca dell’artista, Lilith incarna la dicotomia presente in tutto il lavoro di Nicole Colombo, una dicotomia che stuzzica e provoca lo spettatore, aprendo possibilità stratificate, molteplici percorsi narrativi e sensazioni contrastanti.

Come il soggetto rappresentato – capelli –, elemento organico a cavallo del confine tra l’erotico e l’inquietante, l’elegante e il ripugnante, il personaggio di Lilith è caratterizzato nella storia antica, medievale e moderna da una letteratura densa e diffusa. […] Dà voce a un archetipo profondamente impresso nell’inconscio collettivo, quello della donna carnale, istintiva ribelle al patriarcato. È l’immagine della donna libera, emancipata, che rifiuta di sottomettersi all’uomo o di vivere alla sua ombra. 

(testo di Sonia Belfiore, Ultravioletto)

Marco Siciliano, Costellazioni Milano

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Marco Siciliano, Costellazioni Milano, 2021, from the project ‘VERGISSMEINNICHT’, semi-transparent white organza, handmade embroidery with silver thread, Berlin – Milan, 110×400 cm. Courtesy the artist, Crates e Francesco Spallacci

Lo spessore del collant che circonda e avvolge il corpo di una donna; il suo colore e il suo spessore creano una seconda pelle che funge da protezione di un corpo che viene lacerato, strappato e poi ricucito. Foto di corpi su carta trasparente sono messe sotto il corpo, insieme a scheletri cuciti con filo d’argento, film specchianti compongono corpi senza volto o figure rovinate dalla trama in filo di nylon.

Una superficie che trasmette la vulnerabilità della prossemica, l’incapacità di raggiungere la distanza ottimale tra due corpi per comunicare e non farsi male, dal progetto VERGISSMEINNICHT per KRU a Vôtre – Palazzo del Medico, Carrara, Italia.  

Ludovico Ariosto nell’Orlando Furioso descrive il paesaggio lunare come un cimitero di oggetti dimenticati. Ispirandosi al racconto, 64 gessi persi a Milano vengono raccolti con la loro posizione sulla mappa, riunendosi in nuove costellazioni. Il lavoro di ricamo vuole celebrare la quotidianità di un mito.

Una metafora che diventa decorazione su un elemento comune e familiare come una tenda cucita a mano che, con la sua imperfezione, presuppone un corpo distratto che guarda le stelle

(testo delle curatrici)

Davide La Montagna, Untitled

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Davide La Montagna, Untitled, 2022, coloured pencils on paper, 21×29,7 cm (unframed). Courtesy the artist, Crates e Francesco Spallacci

Untitled sono i titoli di una serie in divenire di disegni raffiguranti la Sirenetta, celeberrima creatura per metà umana e per metà pesce della fiaba di Hans Christian Andersen (articolo di wall:out Le streghe (per fortuna) non se ne sono mai andate). La natura sospesa tra due mondi racchiude il controsenso del genere, dell’appartenenza e l’insensatezza del sentimento “nobile” dell’amore: la creatura, infatti, rinuncia alla sua natura, alla sua voce e, infine, alla sua vita per l’amore di un uomo. Questi disegni, apparentemente giovanili, valgono per l’artista come autoritratti.

La Montagna ha notato nel corso degli anni la sua ossessione imperitura nei confronti di questa bellissima figura, e, dopo svariate ricerche, ha addirittura scoperto che la nascita della fiaba è stata la naturale risposta al desiderio e ai sentimenti non corrisposti di Andersen.

“Ti desidero come se tu fossi una splendida fanciulla della Calabria, […] i miei sentimenti nei tuoi confronti sono quelli di una donna. La femminilità della mia natura e della nostra amicizia, come i Misteri, non deve essere interpretata.”

(testo delle curatrici)

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Immagine di copertina:
wall:in media agency con illustrazione di Martina Spanu


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