RODO Cantautore Genovese

Cantautorato genovese: RODO

“Non sono ancora nella condizione di poter vivere di musica ma è la condizione necessaria per poter vivere” RODO ci racconta la sua lunga storia con la musica che ha preso forma lo scorso aprile con il primo album “Calma Apparente”
23 Settembre 2020
9 min
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Eccoci qua, siamo insieme a RODO. A me non piacciono molto le interviste quindi sarà più una chiacchierata, dato che ci conosciamo più o meno da una decina d’anni. Oggi parleremo dell’album Calma Apparente uscito da qualche mese. Parliamo del suo lavoro di cantautorato e di questo primo album.

Ti faccio presentare: chi sei, da dove vieni, come mai hai fatto un album?

Io sono RODO. Di cognome e di fatto. Quest’album è stato frutto di un percorso durato 3 anni. L’album è uscito il 22 aprile 2020, che è il giorno di compleanno di mio cugino, l’ultima traccia della mia stirpe. E in copertina c’è Dino, che è mio nonno che era un pugile dilettante in Umbria negli anni ’50, per cui ho voluto chiudere questo ciclo facendolo uscire il giorno di compleanno di mio cugino. Ho preso il mio avo e poi ho preso il mio postero e ho deciso di fare questo ciclo.

Quest’album è stato un lavoro profondo soprattutto dal punto di vista narrativo e poetico. Dal punto di vista musicale è un lavoro in corso, la mia identità musicale dev’essere ancora sviluppata. Dal punto di vista poetico però ho cominciato già a dire qualcosa di importante perché ho parlato a mio nonno, ho parlato a me stesso, ho parlato a quello che spero di poter diventare. E se si vogliono ascoltare i testi si legge questa cosa. In Dino si legge questo dialogo che ho con mio nonno, che non è solo un dialogo col nonno ma è un dialogo con quello che è stato il passato, e quello che è l’aspettativa di un futuro che sta arrivando.

Ok è una metafora, hai utilizzato questo escamotage.

Esatto ho utilizzato questo escamotage per parlare a me stesso.

Il primo singolo è Dino.

Ho scelto Dino perché è stata la canzone che mi ha convinto mentre la scrivevo che avrei fatto un disco. Nel 2017 ho ripreso gli strumenti in mano e ho deciso di scrivere poi un album. E quando ho finito di scrivere Dino ho capito che avevo una chiave di lettura per finire un lavoro che era per me molto importante: l’album, il concetto di disco.

RODO Cantautore Genovese
Screenshot dal video di Dino. Fonte RODO

Sì tra l’altro parlavo prima del fatto che Dino era in precedenza la tua idea per il titolo dell’album, che poi è cambiato.

Inizialmente volevo proprio intestare il disco a mio nonno, Dino. Infatti l’ho messo anche in copertina perché come ho già detto era un pugile negli anni ’50 in Umbria. In realtà poi ho voluto un po’ romanticamente dare il titolo con l’ultima canzone, perché a me piacciono le cose cicliche e quindi ho voluto dare il titolo con l’ultima canzone in riferimento a qualcosa che si chiude lì ma si riaprirà con qualcos’altro che sarà il secondo disco, al quale stiamo già lavorando in questo momento con i miei collaboratori Lorenzo Poggi e Giovanni Stimamiglio. E anche perché Calma Apparente come racconta la canzone, per chi avrà voglia di ascoltarla, spiega proprio questo, cioè spiega qual è lo stile del disco. Un tono calmo, sommesso, ma in apparenza perché se uno va a leggere tra le righe c’è tanto lavoro, c’è tanta scossa emotiva.

Basti leggere i testi di Dino, di Agosto e Renato. Sono dei concetti: Dino è la speranza in un futuro migliore dopo un urto avvenuto per una crisi d’amore, Agosto è la ricerca di qualcosa che non siano le aspettative personali, infatti dice: “Io ti cerco in mare ma non trovo che sale”, perché bisogna guardare quello che si è dentro se. E Renato è l’uscire dalle dinamiche quotidiane. Renato gioca appunto con l’assonanza di “rinato”, una persona che in seconda età si trova a rinascere e a ritrovare il bambino interiore e quindi a vedere con una prospettiva fanciullesca ma con un vissuto maturo il mondo che circostante.

Volevo farti una domanda riguardo la relazione che hai con la città di Genova. So che tu non sei nato a Genova.

Nasco in entroterra.

Esatto, come me. Però ormai sono tantissimi anni che abiti in centro. Volevo capire come e se la città ha influenzato o sei stato ispirato da qualche parte della città. Io ricordo che in Agosto, per esempio, citi Piazza Banchi.

Quindi ci sono delle immagini, degli spot, dei flash che arrivano anche dalla città.

Queste 9 canzoni sono state scritte tutte nello stesso appartamento che era sommerso nei vicoli, in Via Santa Croce, una casa schiacciata da cui cercavo di uscire scrivendo e da cui uscivo fisicamente dentro la mia mente scrivendo il testo, mi immaginavo di passeggiare nei vicoli di Genova, e mi immaginavo di trovare una sorpresa dietro all’ennesimo vicolo che tu prendi all’ennesima deviazione dentro San Bernardo, San Lorenzo e chissà quale altra via.

Con Dino infatti ho fisicamente cercato di descrivere una persona che esce dall’appartamento e segue un percorso ben preciso. Agosto è un percorso di ricerca interiore ma che si capisce solamente quando si è fatta un’uscita, nel senso che tendiamo a guardare fuori noi stessi e quindi io vado in giro, vado in Piazza Banchi e vado al Porto Antico e vedo queste navi, continuo a guardare fuori me stesso ma fuori me stesso non trovo che sale, l’energia che devo trovare è quella dentro di me, quindi riferimenti alla città ce ne sono anche se magari non citazioni precise ma come immaginario è girato tutto intorno a Genova. 

Il racconta di un tramonto che ho guardato a Bogliasco, quindi racconta quello e anche lì l’esigenza di non seguire il ciclo del sole e di non aspettare che il sole ritorni ma di guardare dentro sé, guardare a quello che si può dare al mondo.

Tra l’altro anche il primo video che hai girato della prima canzone è tutto ambientato nella città di Genova.

Si si, è ambientato tra casa mia e la spiaggia di Vernazzola, l’abbiamo girato con Emanuele Sorrentino, direttore della fotografia sempre più in crescita, di Genova. Dino racconta una storia e nel video 1. abbiamo voluto fare una sorta di parallelismo dove io ripercorro alcune tappe fino ad arrivare alla spiaggia perché appunto l’apertura visiva di Dino è quando raggiunge il mare. E dice appunto vai in spiaggia, tocca la sabbia, guarda il mare e prova a amare, sull’assonanza col mare. Anche il nuovo video, che è Agosto, lo stiamo girando con Raffaele Amici e Mattia Cretti, sarà in parte locale, anche se non ci sono riferimenti con Piazza Banchi però uscirà a ottobre il nuovo video di Agosto. E stiamo già lavorando al secondo album con Lorenzo e Giovanni.

Hai già scritto qualche traccia?

Il discorso è che io scrivo tantissimo, per me lo scrivere è una terapia. È come andare da uno psicologo e raccontarsi. Mentre scrivo ascolto me stesso, ascolto le mie esigenze, metto su qualche parola e cerco di capire cosa voglio raccontare. E quando cerco di capire cosa voglio raccontare cerco di comprendere cos’ho dentro di me, e magari cos’ho dentro di me che non va o cos’ho di bello da comunicare. Scrivo tantissimo, ho 30, 40 canzoni pronte. In realtà la difficoltà di quando si fa un disco è capire che spazi hai a disposizione, e quindi scegliere quali canzoni sono giuste, cosa vuoi raccontare, perché ogni giorno racconti qualcosa di diverso, però quando vuoi fare un disco devi decidere qual è la linea guida.

Quindi più che di scrittura si tratta di un processo di selezione.

Selezione, e di narrativa. Le canzoni vorrei che fossero dei capitoli come in un libro e che raccontassero una storia.

Una sorta di concept album però più a puntate, a capitoli

Dove ogni canzone racconta piccole sensazioni quotidiane, ma che si collegano con le altre.

Com’è che hai deciso di intraprendere il percorso musicale, perché so che il tuo lavoro “principale” non è quello di fare il musicista. C’è un momento in cui hai saputo che volevi assolutamente fare il musicista?

A 12 anni ho preso in mano la prima chitarra senza saper suonare e ho capito che mi trasmetteva. Poi per anni ho suonato, ho fatto dell’altro, poi la strada è stata deviata: ho fatto post-rock, musica strumentale con altre persone, con i Dresda, ma nel 2017quando avevo venduto tutti gli strumenti e volevo lasciare la musica in toto, in realtà ho capito che potevo comunicare qualcosa tramite la musica, nel senso profondo del termine, e da lì se mi chiedi quando ho capito che potevo fare questa cosa è stato il 2017. Già lo sapevo prima ma il 2017 è stato un anno di equilibrio dove ho tolto tutti i rami secchi e mi sono reso conto che le radici che avevo erano la chitarra, le corde vibranti e quello che volevo dire. Quindi magari non sono ancora nella condizione di poter vivere di musica ma è la condizione necessaria per poter vivere.

RODO Cantautore Genovese
Screenshot dal video di Dino. Fonte RODO

Mi è venuta un’altra curiosità. Dato che ne stavamo parlando anche prima di cominciare l’intervista, vorrei sapere cosa pensi della scena musicale di oggi, e se c’è qualcuno che secondo te è particolarmente degno di nota e vuoi farci conoscere, magari per chi ancora non l* conosce.

Oggi vedo tantissima vivacità. Tantissime nuove uscite. Però vedo tanta omologazione, come dicevamo prima. Vedo tanta macchina epoca empatia nella costruzione della musica. Secondo me la musica deve trasmettere qualcosa che è dentro, e la macchina non può dartelo, la macchina può fortemente aiutarti, può sistemare tante cose e può anche ingannare l’orecchio, ma non può arrivarti fino in fondo se non hai qualcosa tu di identità tua, che non è solamente immagine. Oggi secondo me una piccola pecca è che l’immagine viene confusa con l’identità musicale, l’identità va costruita negli anni, dev’esserci l’errore, la possibilità di fallire e la possibilità di trasformarsi. Oggi invece secondo me ci si adagia moltissimo su quello che si crede di essere e ci si ferma lì. Tanto più che troviamo molte persone che a 40, 50 anni raccontano di baby gang, e francamente è fuori luogo. È come se raccontassero qualcosa che sono stati e non sono più, e a me fa un po’ nostalgia questo.

Sul discorso di chi possa essere interessante oggi, è pieno di artisti interessanti, ed è pieno di artisti interessanti che fanno fatica nella nuova era dei social, banalmente posso dirti che anche se sono 5 anni che non pubblicano dischi i Verdena, Iosonouncane, che stava per far uscire il disco e poi non l’ha fatto per questioni insomma di società lockdow. Secondo me i Verdena hanno quel percorso produttivo e quel percorso di scrittura e di sperimentazione che è necessaria per trovare un’identità musicale. In ogni disco provano a ricreare qualcosa di nuovo. E questo, al di là che possa essere piacevole o meno l’ascolto per una persona, quello è talmente individuale che è impossibile definirlo, però è il percorso, giusto, necessario più che giusto, per scrivere qualcosa che sia tuo, che sia nuovo, Per me nuovo non è lo stupire l’ascoltatore con qualcosa di eclatante, ma stupire qualcuno con qualcosa che è tuo, che può essere semplicissimo e banalissimo, e fatto di tre accordi ma può essere veramente tuo.

RODO Cantautore Genovese
Screenshot dal video di Dino. Fonte RODO

Tu hai detto che non pubblicano album da 5 anni, è un po’ il discorso che affrontavamo prima riguardo alla velocità, all’istantaneità, alla necessità di essere presente, anzi più che di essere presente di farsi vedere presente, nel mondo di oggi dei social.

Oggi non pubblicare eternamente nel presente eterno di Nietzsche dei social è una prova di coraggio ed è una prova di presa di posizione. Oggi funziona così, il marketing musicale oggi è pubblicare un singolo, un mese dopo un singolo, due mesi dopo un singolo, eccetera eccetera. Pochi si buttano nella mischia con un alcun pronto e son quei pochi che sanno che nel lungo periodo è quello che rimane.  è un disco come narrazione, non singoli episodi ma come una creazione di un immaginario. Oggi abbiamo solo singoli episodi, anche nell’informazione, i mezzi di comunicazione funzionano a episodi che sembrano distaccati l’uno dall’altro ma non è chiaramente così, ma questo ci crea una dissonanza, un’incoscienza che non ci permette di riconoscere una costruzione potente quale può essere un disco. Un disco in realtà è una narrazione forte, è un libro, non è un post su Facebook.

Ti ringraziamo dal team di Wall:out. Invitiamo tutti i lettori e ascoltatori ad ascoltare il tuo album calma Apparente e a seguirti e quindi a seguire l’uscita del tuo prossimo album, lo aspettiamo con ansia.

Grazie

CANALE YOUTUBE DI RODO

Immagine di copertina:
Copertina album Calma Apparente. Fonte RODO


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Aspirante onnisciente, si barcamena tra i molteplici compiti da assistente di galleria da Pinksummer (Genova), la gestione delle mostre al Cotonfioc Festival, le ricerche per un progetto con l’Università IULM, e ora anche la scrittura di roba potenzialmente interessante per wall:out. Vicolara, cinefila, pasticcera professionista gluten free e centro d’ascolto per amici, artisti e chiunqueabbiabisogno.

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