Macaia

A Genova non si può giocare bene al calcio perché c’è la macaia

La macaia la conosciamo tutti, ci lascia un po’ malinconici, magari ci guasta la giornata, ma sappiamo di cosa si tratta esattamente?
31 Luglio 2020
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Estate significa anche macaia (o maccaja) per noi genovesi. Non che si verifichi solo d’estate, anzi. Ma non è affatto raro progettare una giornata di mare, magari incoraggiati da un bel sole mattutino, e poi ritrovarsi sulla spiaggia in compagnia di quella foschia tanto tipica della Liguria. Una condizione, diciamola tutta, non proprio idilliaca. E in questo caso non ce la si può prendere né con le autostrade, né con i foresti, né con nessuno insomma.

Gianni Brera, grande tifoso genoano e cultore del football, diceva che la macaia impedisce di giocare bene a calcio, ammettendo come la nostra terra sappia essere davvero beffarda a volte, soprattutto da un punto di vista meteorologico. Quindi, se di inverno la macaia può essere considerata un toccasana, dal momento che rende il clima più mite, altrettanto non si può dire durante la bella stagione.

Il punto che vorrei toccare oggi è: ma cosa è sta fantomatica macaia dunque? E perché si verifica solo qua da noi?

In estate succede che lo scirocco che soffia da sud, magari a causa di un anticiclone, quindi un’aria tropicale e calda, passi per avvezione sul Mar Ligure. La differenza di temperatura fra il vento caldo e l’acqua che è più fredda fa sì che dal mare si generi una forte umidità, quindi nuvole.

Tale umidità viene poi spinta dal vento medesimo sempre verso nord e a un certo punto va letteralmente a sbattere sulle nostre alture. I bricchi di fatto intrappolano le nubi formatesi e perciò persistono placidamente sulla stretta area di terra compresa tra mare e monti, cioè dove si distendono Genova e tanti altri centri abitati e non del nostro territorio. La zona resta inesorabilmente coperta da un cielo grigio e uniforme. Si tratta di nuvole basse che si potrebbero quasi facilmente confondere con la nebbia e la foschia, anche se in realtà sono meno penetranti (per fortuna direi).

La conformazione della Liguria, caratterizzata dagli Appennini a capofitto sul mare, verso sud, nonostante tutto il suo fascino, ci gioca quindi a volte un brutto scherzo. 

Perché la macaia abbia luogo, è necessario poi un clima non particolarmente ventoso. Potrebbe apparire in contraddizione con il fatto che l’origine è dovuta allo scirocco. Tuttavia, un vento debole ma persistente, come può capitare nella condizione di un anticiclone (zone di alta pressione), è in grado di scaturire la macaia senza poi però spazzarla via. Si crea quindi uno scenario particolarissimo, unico, che restituisce una sensazione di immobilità, di costrizione e di intrappolamento.

La parola macaia ha origini molto antiche oltre che dibattute. Pare provenga dal greco antico μαλάκια, un termine che significa anche morbidezza, proprio la sensazione che restituiscono quelle particolari nubi. Non è però una morbidezza che ci attrae, piuttosto ci schiaccia e sembra non potersi diradare. Per questo motivo il termine macaia col tempo è entrato anche nel linguaggio di tutti i giorni e indica infatti uno stato d’animo: una certa cupezza, una melanconia, un’ansia che magari puoi conoscere nel buio di un angiporto come cantava Max Manfredi nella sua dolce Tra virtù e degrado.

Immagine di copertina:
Erin Doering


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Formazione scientifica basata su liceo scientifico e lauree in biotecnologie e biotecnologie industriali. Appassionato di comunicazione ha svolto una scuola di comunicazione scientifica per 6 mesi. Ha anche un canale YouTube di divulgazione scientifica. Non si interessa solo di scienza ovviamente, ma è il terreno dove si muove meglio e che crede, ancora un po’ romanticamente, di voler condividere con un pubblico più largo possibile.

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